giovedì 14 ottobre 2021

Le leggende della Lazio

di FRANCESCO TRONCARELLI

C'è chi è diventato laziale per i gol di Bruno Giordano, chi per quelli di Beppe Signori, chi per quelli di Miro Klose. Chi per le parate di Bob Lovati e le rovesciate di Silvio Piola, trasmettendo così questa sua passione agli eredi, nella ormai noto passaggio di consegne biancocelesti racchiuso in quella frase "di padre in figlio" che la dice tutta sul senso di appartenenenza a una società di calcio che è uno stile di vita e un concentrato di emozioni.

C'è chi è diventato laziale grazie a Giorgio Chinaglia, Long John, l'invincibile guerriero, il più grande di tutti, il mito assoluto, il calciatore che con la sua grinta e la voglia di ribellarsi al conformismo giallorosso dominante, è stato il simbolo del riscatto per il tifoso laziale nella città, l'emblema dell'orgoglio biancoceleste contro gli usurpatori sguaiati e rumorosi di una romanità abusiva.

Chi per il gol di Fiorini, chi per quello di Lulic, l'eroe del 26 maggio, chi per la follia contagiosa e gioiosa di Paul Gascoigne. A ciascuno il suo come disse il poeta, certo è che questi uomini e personaggi che hanno attraversato la Storia ultracentenaria della Prima squadra della Capitale lasciando un segno indelebile, sono stati sicuramente delle leggende della Lazio.

Lulic al 71°

 Leggende di una leggenda che non finisce mai di stupire e coinvolgere che sono raccontate e per certi versi svelate (informazioni e dettagli poco conosciuti) con competenza e passione dalla penna di Patrizia De Rossi, giornalista affermata e biografa di artisti come Bruce Springsteen, Gianna Nannini e Ligabue, in un bel libro che si legge tutto d'un fiato stampato a cura delle edizioni Diarkos.

311 pagine che scorrono veloci, anche se ricche di contenuti e storie bellissime e incredibili, grazie alle capacità narrative dell'autrice, 26 capitoli di lazialità entusiasmante e bella sotto ogni punto di vista, che passano in rassegna volti, nomi, ricordi e situazioni che hanno fatto la Lazio. 

Che hanno reso orgogliosi i tifosi della prima squadra della Capitale e degli appassionati che hanno scelto i colori del cielo e della bandiera greca (nazione delle prime Olimpiadi dell'era moderna) per partecipare allo sport attivo nella più grande Polisportiva d'Europa, la società sportiva Lazio appunto con le sue 57 sezioni e 19 attività associate.

Ciro Immobie Scarpa d'oro

Dal 1900 a oggi quella della Lazio è stata una storia di ardenti passioni, meritate conquiste e dolorose cadute, fatta di momenti di orgoglio e di lotta che hanno cementato la fede biancoceleste intorno alla sua maglia e al suo ideale che questo bel libro racconta attraverso le sue leggende.

Dalla nascita sulle rive del Tevere grazie a un gruppo di figli del popolo, dove viene spiegato veramente come andò su quel famoso barcone denonimato Pippanera (e perchè si chiamava così) sino ad arrivare all'era Lotito.

Un viaggio che appassiona con i grandi campioni che hanno vestito i suoi colori, in campo e fuori: dal primo capitano Sante Ancherani al bomber Ciro Immobile, dall'attaccante da record Silvio Piola al portierone Bob Lovati, dall'indimenticabile Tommaso Maestrelli a Simone Inzaghi, da Giuliano Fiorini, ad Alessandro Nesta e Roberto Mancini. 

Nesta capitano della Lazio pluricampione

Dal primo trofeo - la Coppa Italia 1958, con Fulvio Bernardini in panchina - allo scudetto nell'anno del centenario alla vittoria della Coppa Italia nel derby del 26 maggio 2013. C'è tutto. E di più. 

Persino il campionissimo del ciclismo "c'è un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi" che corse per la societa biancazzurra, come una volta veniva definita la Lazio

Ma non solo, ci sono anche, tra gli altri, il premio Nobel Grazia Deledda che frequentava la sede allora in via Veneto e scriveva per la rivista ufficiale della società organizzando incontri culturali e la principessa Mafalda di Savoia che finì deportata a Buchenwald.

laziali di padre in figlio

Due esempi di presenze femminili importanti e soprattutto di figure di alto spessore morale e culturale che danno la vera immagine di cosa abbia significato da sempre essere Laziali, Laziali con la "l" maiuscola veramente.

E c'è anche una vera e propria chicca per molti, ovvero  la storia del portoghese Francisco Dos Santos, un artista che sarà poi molto apprezzato anche in campo internazionale per le sue sculture, che è stato il primo calciatore straniero con la maglia biancoceleste (giocava insieme al mitico Ancherani).

Quando tornò a Lisbona fu tra i fondatori del Benfica, la squadra di campioni con in testa la "pantera nera" Eusebio, a cui diede come stemma un'Aquila. Quella che aveva conosciuto con la Lazio.

Una leggenda della Lazio, la società più leggendaria di tutte.

 

 




 





 

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