di FRANCESCO TRONCARELLI
Faceva freddo quel 20 dicembre del ‘91, proprio come in questi giorni.
Ma a gelare un po’ tutti fu la notizia battuta dalle agenzie al mattino e
subito diffusa dai media, della scomparsa di Walter Chiari, uno dei
personaggi dello spettacolo più amati di sempre che aveva accompagnato
con la sua verve irresistibile e bravura acclarata generazioni di
italiani, dal dopoguerra in poi.
Quello che colpì per quella morte inaspettata ad appena 67 anni però, oltre al dispiacere per la perdita di un volto noto
considerato un amico di famiglia, fu soprattutto il modo, il come quell’artista
tanto amato se ne era andato: solo, messo all’angolo dal suo ambiente,
dimenticato dai più come un libro vecchio o un sopramobile lasciato in
cantina dopo aver fatto la sua bella figura per anni nel salotto buono
di casa.
La televisione accesa e lui davanti, sprofondato in poltrona, la testa
reclinata, gli occhiali sul naso, vestito ancora di tutto punto. Lo
trovarono così Walter Chiari, passato dal sonno alla morte quasi senza
accorgersene per un infarto, il 20 dicembre del 1991.
Walter isegue il paparazzo Tazio Secchiaroli, inizia la Dolce vita |
E se non fosse stato per
la sveglia che quotidianamente gli davano dalla portineria, è probabile
che sarebbero passati giorni prima che qualcuno fosse andato alla stanza
508 a vedere perchè non rispondeva al telefono di quel miniappartamento
di quaranta metri quadri coi mobili in serie e le tende alle finestre,
dove risiedeva quando era a Milano.
Solo davanti al televisore che sparava a tutto volume suoni e diffondeva
immagini in libertà. Come un anziano insonne. Una fine incredibile per
uno come lui che la vita l'aveva vissuta intensamente e sempre di corsa
nei posti più belli e con le compagnie più affascinanti e da copertina.
Una fine da pensionato che vive in triste solitudine, fotografia
drammatica di una parabola umana amara e senza l'happy end consolatorio e
che forse neanche avrebbe gradito.
Ava Gardner, per lui lasciò Frank Sinatra |
Popolarissimo nell’Italia del boom economico, teneva incollati milioni di spettatori davanti al piccolo schermo con monologhi, scenette e barzellette interminabili a "Studio Uno" e "Canzonissima" in quella tv elegante e in bianco e nero fatta da grandi professionisti come lui, Mina e Paolo Panelli.
mattatore a Studio Uno |
Un talento naturale, che nell’improvvisazione dava il meglio. Grande affabulatore, ti inchiodava davanti il piccolo schermo o in platea con le sue chiacchiere mai banali e sempre travolgenti. La sua arte era nello sguardo, la sua bravura era nel sorriso.
Una capacità unica
nell’intrattenimento che lo fece debuttare nel varietà con la esuberante
Marisa Maresca e che poi lo proiettò alla ribalta nazionale in coppia
con Carlo Campanini per riproporre i mitici fratelli De Rege col
tormentone “vieni avanti cretino" e per presentare scenette entrate
nella leggenda come quella del Sarchiapone.
"Vieni avanticretino" con Carlo Campanini |
Irresistibile Walter, indimenticabile Walter, intramontabile Walter,
grande anche quando finito nel vortice di uno scandalo ingigantito dai
media e dalla stampa dell’epoca, per la "neve" che consumava, seppe
dignitosamente rimanere ai margini di un mondo, quello dello spettacolo,
che aveva dominato a lungo con una mano sola e non disperarsi più di
tanto se il telefono non squillava più o squillava molto meno di prima.
Fiero però ed orgoglioso di ruggire ancora ("Romance" di Massimo
Mazzucco e "Finale di partita" di Samuel Beckett) come un vecchio leone
ferito ma non domo, nel momento in cui qualcuno si ricordava ancora di
lui.
Il 20 dicembre di trenta anni fa poi, il sipario in un "teatrino" di periferia privo del calore del suo amato pubblico. E da allora siamo orfani di un talento puro che non ha avuto uguali né emuli, di un gigante del mondo dello spettacolo la cui statura artistica si nota ancora di più adesso che siamo circondati da tanti improvvisati che fanno questo mestiere senza averne le basi.
Ecco perché lo ricordiamo ancora con tanta nostalgia. Indimenticabile Walter…
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