La notizia arrivò all'improvviso, il 18 maggio di una anno fa, "Franco Battiato è morto", e immediatamente venne rilanciata da tutti i media rimbalzando in un attimo sui social. Era malato da tempo, si trovava nella sua casa di
Milo dove si era ritirato dal 2019, aveva 76 anni.
Quello appena trascorso, è stato un anno ricco di omaggi che però non sono riusciti a colmare quel senso di vuoto
lasciato da un personaggio unico come lui, uno studioso dagli orizzonti
amplissimi che sapeva praticare l'arte della canzone pop usando linguaggi e riferimenti diversi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l'opera.
Battiato aveva un'intelligenza raffinata e arguta che manca al Bel paese tutto preso da questioni pratiche e anche minime e senza più riferimenti culturali di un certo livello, come mancano il suo umorismo e la sua libertà di pensiero.
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Battiato in concerto con Alice |
Era un uomo libero e un intellettuale che ha sempre
guardato la società e il mondo da un punto di vista personale e
originale, molto spesso in anticipo sui tempi. Così come è stato un
precursore della musica
elettronica, è stato un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi
racconti sembrava monopolizzare il suo tempo libero.
Battiato è stato il centro di
gravità permanente del pop italiano. Un artista tra i più
innovativi e multiformi della scena musicale che ha dato tanto alla cultura del nostro paese. Per
alcuni un genio assoluto, per molti un maestro da seguire. Per tutti un
grande sperimentatore che ha saputo mescolare
vari generi, dalla musica elettronica a quella classica, con testi
avanguardisti e ricercati.
La sua vita e la sua carriera sono l'esempio di una passione per la
musica incontrovertibile. Partito giovanissimo da Jonia, un paesino in
provincia di Catania, Franco arriva a
Milano in cerca del successo. Ma è dura per tutti i meridionali come
lui venuti al Nord in cerca di lavoro o gloria.
Dopo una lunga gavetta nei localini dei Navigli e della cintura milanese
e anche per le strade con il duo "Gli Ambulanti",
incide il primo brano su un 45 giri
di plastica allegato alla Nuova Enigmistica, è la sua versione di "E più
ti amo" di Alain Barriere. Una perla su un disco usa e getta.
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il primo disco in vinile
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Fu Gaber a consigliargli di
farsi chiamare Franco anziché col vero nome Francesco, per non
confondersi con Francesco Guccini, giovane esordiente insieme a lui nel programma
"Diamoci del tu" che l''autore di "Barbera e champagne" conduceva con Caterina Caselli.
Da quel momento iniziò una lunga scalata verso il successo, salendo
disco dopo disco tutti i gradini necessari per arrivare in cima. Nel
1979 pubblica "L’Era del Cinghiale Bianco", primo esperimento pop con
l'etichetta Emi. Seguono "Patriots" (1980)
Nel 1981, "La voce del
Padrone", che
resta al vertice della classifica italiana per un anno vendendo oltre un
milione di copie. Battiato diventa un “caso”, materia di studio per gli
intellettuali e fonte d'ispirazione per i musicisti.
Gli album
successivi sono: "L’arca di Noè" (1982), "Orizzonti perduti" (1983), "Mondi
lontanissimi" (1985), "Echoes of sufi dances" (1985). Nel 1984 Battiato partecipa con Alice all'Eurovision Festival con i
"Treni di Tozeur", arrivano quinti ma la loro esibizione è memorabile.
Nel 1989 esce il doppio album dal vivo. È forse il suo
album più iconico. Fino a quel momento Battiato era ancora uno dei
pochissimi cantautori italiani che non aveva ancora pubblicato un disco
dal vivo.
Decise di farlo solo dopo aver terminato una tournee
realizzata con tutte le caratteristiche che egli stesso desiderava, dal
clima tranquillo all'atmosfera che si creava col pubblico attento e
coinvolto.
Il tour toccò città come Parigi dove suonò al Teatro de la
Ville, come Madrid all'Alcalà Palace, per poi terminare
al prestigioso Teatro Lirico di Milano per l'apoteosi finale. Ne venne
fuori "Giubbe Rosse", testimonianza e pietra miliare del nuovo pop che
Battiato portava nelle classifiche di quel decennio.
Negli anni seguenti Battiato comincia a guardare al mondo del cinema.
Una vera passione che inizia nel 1990 con la colonna sonora composta per
il film Benvenuto Cellini –
Una vita scellerata per arrivare nel 2003 alla regia di "Perduto amor"
che gi varrà il Nastro d'argento. Poi nel 91 incide "Come un Cammello in
una
grondaia".
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col filosofo Sgalambro |
L’album contiene, accanto ad alcuni lieder ottocenteschi,
anche il brano "Povera Patria", registrato negli storici Abbey Road
Studios di Londra già regno incontrastato dei Beatles, che diviene in breve tempo un simbolo di impegno
civile.
E ancora tanti altri successi, un elenco interminabile che sarebbe
superfluo citare, che hanno arricchito la sua lunga carriera da
sperimentatore dai mille interessi (fisica, pittura,
cinema, teatro, lirica, balletto), da personaggio eclettico sempre
avanti sui tempi che si è
fatto amare dal pubblico più raffinato e da quello più popolare,
elevando la sua natura pop ad altro.
Fondamentali i collaboratori che lo hanno accompagnto in questo
percorso, ossia il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro
che con il loro bagaglio artistico e culturale hanno arricchito la sua
personaltà.
Indimenticabili certi brani come "E ti vengo a cercare",
"Voglio vederti
danzare", "La stagione dell'amore", "Cerco un centro di gravità
permanente", "Bandiera bianca" e
"Cuccurucucu" che sono diventati fra i più amati
della musica leggera italiana.
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L'ultima fotografia, in casa e già malato
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C'è poi un pezzo che nei mesi scorsi segnati da drammatiche sofferenze causa pandemia, è sembrato
un adesivo incollato alle nostre voci. In tanti hanno fatto ricorso al
potere salvifico della musica e delle parole de "La Cura",
scritta da Franco Battiato col filosofo Manlio Sgalambro, suonata e
risuonata dai balconi e dalle finestre degli italiani chiusi in casa.
Paradossalmente
le parole di quel brano così intenso e suggestivo, si sono riversate
su di lui mentre giorno dopo giorno veniva assistito dai suoi cari nella
speranza di una ripresa in realtà impossibile che purtroppo non c'è stata.
Franco Battiato ha lasciato un'eredità straordinaria in termini
artistici ed etici, cercare sempre qualcosa che possa portarci al di là
della superficie, alla ricerca di un altrove che non sia soltanto una
realtà ulteriore ma un modo diverso di affrontare la vita e di definire
l'arte e il ruolo dell'artista.
Ed ora che
il maestro non c'è più, resta la sua musica immortale, restano le sue
canzoni dal significato profondo e dalle atmosfere intense e
coinvolgenti, restano i momenti felici e di trasporto che ha regalato in
ciascuno di noi.
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