di FRANCESCO TRONCARELLI
Al di là delle reti segnate e del suo vivere le partite da trascinatore, Giorgio Chinaglia riveste un ruolo sicuramente importante nella storia della Lazio. Non è stato solo il calciatore più amato da sempre dalla gente laziale Long John, ma un vero e proprio simbolo da seguire e applaudire a prescindere, per la sua completa dedizione alla causa biancoceleste, per la sua voglia di vincere, per il suo essere Giorgio Chinaglia il grido di bataglia.
Un mito che con le sue gesta ha dato la forza ai tifosi di rialzare la testa con orgoglio dopo anni di mediocrità e saliscendi dalla cadetteria, in una città dove da sempre stampa, poteri forti e personaggi vari col contorno di "nani e ballerine", spingevano per l'altra sponda, dove nonostante si fosse padroni delle origini del calcio, ci si sentiva ospiti.
Con Giorgio Chinaglia è cambiato tutto, perchè è stato un leader carismatico che ha dato il via al risorgimento laziale, un protagonista assoluto che è stato così amato, da essere individuato dalla società come testimonial di se stessa. Ha ricevuto infatti un privilegio che nessun altro calciatore ha mai avuto. Un omaggio particolare, sicuramente semplice, ma significativo della stima e dell'attaccamento che il mondo Lazio aveva nei suoi confronti.
Solo Giorgione è stato raffigurato, in immagini e disegni, sulle tessere d'abbonamento per il campionato, i necessari passpartout per seguire le partite in casa della squadra senza fare il biglietto ogni domenica. Solo lui, l'invincibile guerriero, su quei cartoncini rettangolari che davano il diritto di assistere alle gesta dei ragazzi con la maglia biancoceleste e sancivano al tempo stesso l'appartenenza come sostenitori, anche economicamente e al di là dei risultati, alla prima squadra della Capitale.
Neanche Maradona dei tempi d'oro, oggetto di culto con murales e foto giganti per la città, è finito sulle tessere del Napoli. Come neanche Rivera e Riva per citare due calciatori degli anni di Long John su quelle rispettivamente di Milan e Cagliari. Nè tanto meno Ronaldo adesso in quelle della Juve. Figurarsi poi puponi, capitan futuri remoti, belli de nonna e de mamma. Nessuno. Solo Giorgio Chinaglia.
Sono addirittura cinque e di seguito, le stagioni in cui Giorgio diventa il "santino" da custodire nel portafoglio riposto nel taschino della giacca, altezza cuore, fra le cose più care, pronto ad essere usato al momento opportuno e da custodire poi a fine torneo fra i ritagli di giornale, le figurine Panini e le riviste a tinte biancocelesti dell'annata conclusa come un cimelio.
La prima volta di Chinaglia sulla tessera da portare sempre con sè, sul cuore, è nel campionato 1971-72. E' un celebre scatto dell'anno precedente. raffigura Giorgio con le mani levate al cielo in segno di esultanza dopo aver segnato un gol all'Inter (22 marzo1970) che riceve l'applauso dei tifosi della Tevere. Sopra di lui, in un tondo, Silvio Piola, il mitico centravanti biancoceleste e dell'Italia due volte Campione del mondo. Una sorta di passaggio di consegne fra due dei bomber più forti di sempre del sodalizio biancazzurro.
L'immagine è bellissima e restera la migliore della serie e sarà quella più beneaugurante e fortunata, perchè in quella stagione il numero 9 dell'attacco laziale siglerà ben 21 reti trascinando così la squadra verso la serie A dopo un anno di purgatorio. Non solo, come capocannoniere del torneo cadetto dalle acclarate qualità realizzative, sarà chiamato all'esordio in Nazionale dal CT Ferruccio Valcareggi per l'amichevole con la Bulgaria a Sofia. Subito in gol dopo 5 minuti dall'ingresso nella ripresa, secondo laziale dopo Piola (era destino dunque...) nel realizzare una rete nello stesso lasso di tempo dall'entrata in campo.
La stagione successiva inizia la serie di tessere con dei disegni. E come per quella del campionato precedente, è il disegno più bello, il migliore in assoluto. E non poteva essere diversamente perchè ad eseguirlo fu un artista di fama internazionale, Domenico Purificato. Pittore della Scuola romana insieme a Guttuso e Mafai con opere esposte nelle gallerie d'arte di tutto il mondo, scenografo per il Cinema e direttore dell'Accademia di Brera. E ovviamente tifoso laziale. Il suo Chinaglia è inconfondibile e realisticamente vero. Un'opera d'arte in miniatura per un artista del pallone.
Ovviamente quello che fu un piccolo capolavoro non poteva essere replicato e così i bozzetti per le stagioni successive, pur apparendo dei disegni originali e di forte impatto nella loro sinteticità espressiva, non raggiungeranno la bellezza del primo. Lo stesso Chinaglia, scelto sempre dalla società di via Col di Lana come testimonial della Campagna abbonamenti, è meno riconoscibile, soprattutto in quello della stagione 1974-75 che appare troppo stilizzato
Resta il fatto che per i fedelissimi che si abbonarono in quei campionati, avere Chinaglia nella tessera che foratura dopo foratura (le card a rivelazione magnetica tramite codice a barre arriveranno decenni dopo) li accompagnerà prima allo Scudetto e dopo al Tricolore sulla maglia del disegno, sarà una cosa bellissima, un ricordo emozionante e una memorabilia storica.
L'avventura per imagini di Chinaglia sulle tessere, si conculderà con la stagione 1975-76. Quasi un presagio di quello che succederà al termine di quel campionato in cui Corsini era subentrato a Maestrelli ormai malato e che vedrà l'addio di Giorgione dall'Olimpico destinazione Cosmos. Questa volta si torna alla foto.
E' uno scatto che ritrae l'ingresso in campo della squadra proveniente dagli spogliatoi in fila indiana, come si faceva allora. Lui è il terzo, con la fascia da capitano, è al centro dell'immagine, sotto la lettera "L" di Lazio. Sorride, sarà uno degli ultimi sorrisi prima della fine di una storia incredibile vissuta con l'Aquila sul petto. Sarà l'ultima immagine di Chinaglia conservata gelosamente nel portafoglio dei tifosi all'altezza del cuore.
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