di FRANCESCO TRONCARELLI
È stata un'artista immensa, conosciuta e applaudita ovunque.
Apparteneva a un mondo dello Spettacolo che non esiste più, quello fatto da professionisti con tanta gavetta alle spalle. Una cosa impensabile oggi, dove l'ultimo degli arrivati con una semplice foto su Instagram raccoglie migliaia di follower. Senza fare nulla.
Era tornata d'attualità tempo fa grazie all'enorme successo del suo "Bongo Cha Cha" ripreso e rimixato dai Goodboys che ne avevano fatto un tormentone estivo.
Figlia di artisti di varietà e nata casualmente a Parigi, ha avuto una carriera lunghissima (dagli anni Quaranta al 2000) in cui ha inciso più di 1.500 brani in dodici lingue diverse (elemento che le vale un posto nel Guinness dei primati difficilmente eguagliabile).
Decine di milioni di dischi venduti in epoche in cui il mercato non era liquido e così usa e getta come adesso, numero uno nelle classifiche di vendita dei più importanti Paesi, dagli USA (che le hanno assegnato tra gli altri il Fame Award come miglior cantante della tv americana) all’Inghilterra, dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Russia, dal Sudamerica al Giappone.
Applaudite tournée mondiali ed esibizioni assieme alle maggiori star del pianeta, Perry Como, Dean Martin, Bing Crosby, Danny Kaye, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Count Basie, Tommy Dorsey, Woody Herman, per citarne solo alcuni, nomination ai Grammy come Miglior Cantante Femminile nonché la presenza ad oltre 1000 varietà delle principali emittenti televisive di ogni continente.
"Till", "Personalità", "Nessuno al mondo", "Precipitevolissimevolmente", brani dal sapore frizzante ma anche di ampio respiro (e ripresi da Celentano, Peppino di Capri e Mina, sua devota fan), come imponeva la moda del tempo, e senza indulgere ai suoi gusti più spiccatamente jazz e new bossa, dove le sue qualità di chitarrista lasciavano stupite le platee internazionali.
Musicista, ballerina, showgirl, l'unica artista italiana che è stata veramente conosciuta all'estero, una eccellenza europea prima che si facesse l'Europa unita.
Brava ma incredibilmente poco considerata. Per trovare un'intervista che le renda merito occorra risalire al 1983 quando Enzo Biagi (una delle nostre firme più prestigiose) la riportò in Rai a raccontare, con l’umile discrezione dei grandi, la sua storia di donna e di artista.
Troppo internazionale, troppo cosmopolita, troppo donna emancipata nel Paese dei maschi per antonomasia, per essere amata e trattata come avrebbe meritato.
Nonostante il suo valore e quello che ha fatto, per lei non c'è stato mai un posto nella cultura e nella storia della nostra musica. Anche Mamma Rai l'ha sempre ignorata. Una dimenticanza grave che la dice lunga su chi si occupa oggi di Spettacolo.
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