mercoledì 23 ottobre 2024

Gala per Peppino di Capri al Trianon

di ROBERTO TAGLIERI


Sarà una serata indimenticabile. Un omaggio caloroso e sentito a uno degli artisti napoletani più famosi e apprezzati in tutto il mondo, eccellenza del Bel paese che ha portato la musica italiana ovunque riscuotendo sempre successo.

Venerdì 25 ottobre il Teatro Trianon-Raffaele Viviani apre la stagione con un gala in onore di Peppino di Capri. Un evento fortemente voluto da Marisa Laurito, che ha coinvolto numerosi artisti e personaggi dello spettacolo per il meritato tributo a un cantante che da più di 65 anni è sinonimo di melodia e buona musica.

Marisa Laurito Direttrice artistica del Trianon
 
All'appello lanciato dalla Direttrice artistica del celebre teatro ubicato nel cuore della città partenopea e da sempre punto di riferimento per la canzone napoletana, hanno risposto nomi importanti come quelli di Eugenio Bennato, Giovanni Block, Rosa Chiodo, Enzo Gragnaniello, Piera Montercorvino, Marco Zurzolo,Ciccio Merolla, Dario Sansone, Lorenzo Henger.

Renzo Arbore amico nonché fan storico dello chansonnier caprese insieme a Ornella Vanoni, Fausto Leali, Beppe Barra, Patty Pravo e Maurizio De Giovanni parteciperanno al gala con dei videomessaggi speciali.

Enzo Gragnaniello
 
Ci saranno anche dei giornalisti che racconteranno con aneddoti inediti e vere e proprie curiosità, la storia è i successi di Peppino di Capri. Dario Salvatori parlerà dei brani più insoliti e particolari che ha interpretato, Marco Molendini della sua importanza nella scena musicale italiana.

Federico Vacalabre di come ha rivoluzionato la musica napoletana aprendo la strada al Napoletan sound mentre Francesco Troncarelli che a suo tempo propose per Peppino di Capri il Premio alla carriera a Sanremo, richiesta poi accolta da Amadeus, ricorderà come Peppino è diventato il Re del Twist.

Francesco Troncarelli e Peppino di Capri
 
Sold out già da un mese, il Trianon si appresta a vivere una serata all'insegna della grande musica, tra emozioni e ricordi legati ai brani di Peppino entrati nella storia del nostro pop e della Canzone napoletana che saranno eseguiti dagli artisti che interverranno.

Naturalmente anche il festeggiato, proporrà alcune pezzi del suo ricco repertorio con quell'inconfondibile stile e la proverbiale classe dell'entertainer di razza che lo hanno fatto diventare uno degli artisti più amati dal pubblico da sempre. L'apertura del gala la farà con "Luna caprese" il gran finale con "Champagne". Ovviamente.

venerdì 20 settembre 2024

Sofia Loren e la Lazio

 di FRANCESCO TRONCARELLI


Sophia Loren compie oggi 90 anni. La grande Diva, vera icona del cinema italiano, è nata il 20 settembre 1934 a Roma, ma è cresciuta in condizioni difficilissime a Pozzuoli. Il successo per lei è arrivato negli Anni Cinquanta.

Nel corso della sua lunga carriera ha recitato in capolavori come "La ciociara" (per cui ha vinto l’Oscar come miglior attrice), "Una giornata particolare" e "Matrimonio all'italiana" questi ultimi insieme a Marcello Mastroianni con cui ha formato una applaudita coppia artistica.

Ultima star del firmamento del nostro Cinema, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, ha avuto anche una parentesi biancoceleste nel suo privato che vogliamo ricordare, un momento speciale e simpatico che merita l'approfondimento.

Tutto avvenne grazie alla banda Maestrelli, quella Lazio meravigliosa che 50 anni fa vinceva il primo scudetto della sua storia. L'Italia rimase folgorata da quei ragazzi con l'Aquila sul petto e come spesso accadde, nuovi tifosi spuntarono dappertutto.

Tra questi Carlo Ponti junior il giovane figlio della Loren, detto Cipì, che rimase estasiato dalle gesta di Chinaglia e company. Un'infatuazione che molti ragazzini ebbero in quegli anni e che poi divenne vera e propria passione sportiva e tifo sugli spalti.

foto di gruppo con Sophia

L'occasione dell'incontro fra la Diva acclamata e i neo Campioni d'Italia avvenne l'8 giugno del 1974 nell'ambito delle amichevoli post-campionato della Lazio per celebrare la conquista dello scudetto nella regione. 

La partita si svolse nello stadio comunale di Marino contro una selezione dei Castelli romani. Per questa gara, assenti Chinaglia, Wilson e Re Cecconi per gli impegni con la Nazionale, venne dato spazio a molte riserve che avevano giocato poco durante il torneo e qualche giocatore della primavera che si era messo in luce durante il campionato. 

La partita senza storia, finì con cinque reti dei biancazzurri: due reti di Mazzola, poi Nanni, Garlaschelli e il giovane Amato. Il tutto fra l'entusiasmo dei presenti assiepati sulle tribune dello stadio.

L'amichevole ebbe un'appendice mondana nella stupenda villa della Loren. L'attrice. per la gioia del figlio, organizzò un ricevimento per la Lazio, che Maestrelli e i fratelli Lenzini gradiscono molto.

Sophia con Aldo Lenzini e Gigi Bezzi

Ma non solo loro. Basta dare un'occhiata alle foto del servizio che pubblicò il settimanale OGGI per farsi un'idea. Ecco lo sguardo sornione di Frustalupi e quello interessato di Polentes mentre donna Sophia accoglie l'allenatore della Lazio Maestrelli.

Poi nel gruppo il sorriso compiaciuto di Lovati e quello meravigliato di D'Amico lo sguardo intenso di Manservisi. Eppoi la felicità dei fratelli Lenzini, di Gigi Bezzi semicoperto vicino al raggiante Tonello, poi Moriggi e Borgo alle loro spalle e Di Chiara di cui si vedono i capelli ricci e biondi.

Ancora Recchia, Vespasiani, Trippanera, il dottor Ziaco sorridente, Oddi colto all'improvviso dal fotografo, Inselvini, Labrocca, Tinaburri, Franzoni che fa capocella. Facco in fondo e in basso il piccolo Stefano Lovati e Petrelli in pole position.

Su tutti, ovviamente, svetta Sophia Loren, elegante e col suo proverbiale charme, una presenza che domina e illumina la scena. Le è accanto il marito Carlo Ponti. Davanti a loro il piccolo aquilotto Cipì con frangettone come andava di moda con alcuni amici. 

Fu una giornata memorabile per tutti. Con tanta Lazio e tanta Loren. Un evento da ricordare in un giorno di bilanci e ricordi come oggi. Auguri Sophia! 

una giornata di Lazialità










mercoledì 11 settembre 2024

Addio Caterina Valente

 di FRANCESCO TRONCARELLI 


Caterina Valente, artista che ha calcato i più importanti palcoscenici del mondo si è spenta a 93 anni nella sua casa di Lugano in Svizzera. Ne hanno dato notizia i familiari ad esequie avvenute.
È stata un'artista immensa, conosciuta e applaudita ovunque.

Apparteneva a un mondo dello Spettacolo che non esiste più, quello fatto da professionisti con tanta gavetta alle spalle. Una cosa impensabile oggi, dove l'ultimo degli arrivati con una semplice foto su Instagram raccoglie migliaia di follower. Senza fare nulla.

Era tornata d'attualità tempo fa grazie all'enorme successo del suo "Bongo Cha Cha" ripreso e rimixato dai Goodboys che ne avevano fatto un tormentone estivo.

Figlia di artisti di varietà e nata casualmente a Parigi, ha avuto una carriera lunghissima (dagli anni Quaranta al 2000) in cui ha inciso più di 1.500 brani in dodici lingue diverse (elemento che le vale un posto nel Guinness dei primati difficilmente eguagliabile).

Decine di milioni di dischi venduti in epoche in cui il mercato non era liquido e così usa e getta come adesso, numero uno nelle classifiche di vendita dei più importanti Paesi, dagli USA (che le hanno assegnato tra gli altri il Fame Award come miglior cantante della tv americana) all’Inghilterra, dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Russia, dal Sudamerica al Giappone.

Applaudite tournée mondiali ed esibizioni assieme alle maggiori star del pianeta, Perry Como, Dean Martin, Bing Crosby, Danny Kaye, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Count Basie, Tommy Dorsey, Woody Herman, per citarne solo alcuni, nomination ai Grammy come Miglior Cantante Femminile nonché la presenza ad oltre 1000 varietà delle principali emittenti televisive di ogni continente.

"Till", "Personalità", "Nessuno al mondo", "Precipitevolissimevolmente", brani dal sapore frizzante ma anche di ampio respiro (e ripresi da Celentano, Peppino di Capri e Mina, sua devota fan), come imponeva la moda del tempo, e senza indulgere ai suoi gusti più spiccatamente jazz e new bossa, dove le sue qualità di chitarrista lasciavano stupite le platee internazionali. 

Musicista, ballerina, showgirl, l'unica artista italiana che è stata veramente conosciuta all'estero, una eccellenza europea prima che si facesse l'Europa unita. 

Brava ma incredibilmente poco considerata. Per trovare un'intervista che le renda merito occorra risalire al 1983 quando Enzo Biagi (una delle nostre firme più prestigiose) la riportò in Rai a raccontare, con l’umile discrezione dei grandi, la sua storia di donna e di artista. 

Troppo internazionale, troppo cosmopolita, troppo donna emancipata nel Paese dei maschi per antonomasia, per essere amata e trattata come avrebbe meritato.

Nonostante il suo valore e quello che ha fatto, per lei non c'è stato mai un posto nella cultura e nella storia della nostra musica. Anche Mamma Rai l'ha sempre ignorata. Una dimenticanza grave che la dice lunga su chi si occupa oggi di Spettacolo.

martedì 14 maggio 2024

Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000...

di FRANCESCO TRONCARELLI


Lo scudetto della squadra più forte che si batteva contro i poteri forti, lo scudetto della felicità oltre ogni ragionevole speranza, lo scudetto di chi aveva creduto nelle sue possibilità, ma anche lo scudetto della gente che non ne poteva più di subire torti, di un popolo che aveva detto no alle ingiustizie, di una grande famiglia che si riconosceva nei valori dello sport e che per bandiera aveva i colori del cielo.

Questo e molto altro è stato il tricolore conquistato dalla Prima squadra della Capitale il 14 maggio del 2000, nell'anno del Centenario e di una città in festa perenne per i propri beniamini e per le loro vittorie, tra cortei di gioia alternati a marce di protesta senza soluzione di continuità nel corso di un campionato giocato all'attacco e con il grande risultato finale come premio per tutti.

Uno scudetto emozionante, il più lungo della storia del calcio, arrivato nel terzo tempo quando tutto era già finito negli altri campi e tutti erano incollati alle radioline per sapere come andava a finire mentre l'Olimpico occupato persino sul terreno di gioco attendeva trepidante il risultato da Perugia.

La Lazio infatti aveva fatto il suo dovere sino in fondo asfaltando la Reggina con tre gol siglati da Inzaghi, Veron e Simeone.  La lunga ricorsa sulla Juve inziata con un distacco di sei punti prima della sfida vinta il primo aprile al Delle Alpi con un colpo di testa magico di Simeone, era giunta al capolinea.


Due i punti che dividevano la capolista, quella Vecchia Signora da sempre ammanicata col potere dalla Lazio, la società guidata da Sergio Cragnotti che voleva dire la sua contrastando quel potere per vincere solo con la forza dei suoi giocatori. Un'impresa, come quello che era successo la domenica precedente aveva dimostrato. Ricordate?

La penultima giornata infatti aveva scatenato polemiche furiose. La Lazio vince a Bologna contro i due ex Andersson e Signori (la partita finisce 3-2) e la Juventus batte il Parma per 1-0. Nell’occasione torna al gol Del Piero, ma non è quello lo scandalo.

Lo scandalo al sole che tutti vedono meno che uno, è un rigore non concesso agli emiliani e soprattutto un gol annullato al Parma al minuto 89, grazie al quale la Lazio avrebbe raggiunto la capolista a 69 punti.

Una decisione così ingiustificata da parte dell’arbitro (lo stacco di testa di Cannavaro appare a tutti più che regolare) scatena l’ira generale e per una volta tifosi e stampa urlano “vergogna” all’unisono. Forse basterebbe una voce umile e autorevole, quella del mister Carlo Ancelotti, a placare le polemiche, ma non c'è la volontà.


Anzi, a esacerbare gi animi ci penserà il Direttore generale bianconero Luciano Moggi. Le sue parole e quel tono arrogante che gli è abituale gettano benzina sul fuoco. Basta non se ne può più. C'è il rischio del biscotto per la Mitica dopo lo scudetto perso per un punto nella stagione precedente. 

La piazza biancoceleste allora si mobilitò, venne organizzato un sit in a via Allegri sotto la sede della Federazione gioco calcio,  una protesta pacifica che poi degenerò in incidenti, traffico impazzito, cariche della polizia. Scene incredibili non certo volute da chi voleva solo gridare il proprio sedegno per quello che era successo.

Il 14 maggio dunque si era arrivati al redde rationem, la Lazio (entrata in campo con mezza curva Nord vuota per l'ennesima protesta al grido de "Il calcio è morto") il suo l'aveva fatto, bisognava vedere cosa sarebbe successo al Curi fra i perugini e la Juventus. 

Quella domenica in cui si concludeva il campionato, su tutta l’Italia il tempo era buono. Solo sulla zona di Perugia si addensano nuvole minacciose. Anzi, per dirla tutta, sul capoluogo umbro ancora splendeva il sole. Gli addensamenti nuvolosi riguardavano soltanto Pian di Massiano, la zona extraurbana sulla quale sorge lo Stadio Renato Curi.


E mentre all'Olimpico gli olè dei tifosi accompagnano le finte e i lanci di Simeone e compagani, sul Curi si scatena un temporale di rara intensità, un diluvio che rende il campo un acquitrino. La partita è ferma sullo 0-0 e ci vuole oltre un’ora per prendere una decisione.

L’arbitro Collina, un fischietto con la schiena dritta, dopo l'inevitabile attesa e le dovute prove per constatare che il pallone rimbalzi, ritiene che si possa giocare.  E così alle 17.11, quando Lazio-Reggina è già finita, a Perugia inizia la ripresa.

Nel momento in cui la palla viene portata al centro del campo, Lazio e Juventus hanno entrambe 72 punti e solo lo spareggio potrebbe dare un nome alla squadra campione d’Italia. Ma al 4°, avviene la svolta.

Punizione di Rapaic, Conte fallisce in piena area la respinta e consegna la palla sui piedi del capitano perugino Calori. Il difensore tira di prima intenzione e infila nell'angolino alla destra di Van der Sar.


L'Olimpico che è collegato tramite gli altoparlanti alla radiocronaca della partita che tutta l'Italia sta seguendo, esplode in un boato assordante, qualcuno fra i tifosi storici, lo paragonerà a quello udito a Lazio-Milan vinta al 90° nel 1973 con un gran gol di Re Cecconi.

Ora la classifica dice Lazio 72, Juventus 71. Fare gioco su quella superficie non è semplice ma se può farlo il Perugia, possono farlo anche i loro avversari. I bianconeri tentano il tutto per tutto, mentre a Roma l’Olimpico, dopo il boato di felicità per il gol di Calori, si è trasformato in luogo di preghiera.

Comunione (d'intenti) e liberazione (dai torti subìti). In campo ci sono migliaia di tifosi scesi dalle tribune per una invasione simbolica, sugli spalti a quelli che hanno assistito alla partita si sono aggiunti i tifosi che stavano a casa per patecipare a questa attesa incredibile ed emozionante. I 70 mila dell'inizio delle ostilità sono via via diventati 80 mila.

Tuti sono concentarti, tesi, in silenzio ascoltano quello che sta succedendo sul campo del Perugia. Con la mente e il cuore sono a 200 km di distanza. Sull’ultimo assalto bianconero, con Pippo Inzaghi che mette fuori da pochi metri la palla del possibile spareggio, per un attimo scende il gelo, seguito poi da un urlo liberatorio.


Su quell’errore clamoroso l’arbitro fischia la fine e immediatamente il radiocronista Riccardo Cucchi annuncia: "Mentre in questo istante Collina dichiara concluso il confronto: sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000, la Lazio è Campione d’Italia 1999-2000, la Juventus è stata battuta per 1-0 a Perugia dalla squadra di Carletto Mazzone. Linea all’Olimpico”.

E' l'apotesosi. Per squadra e tifosi è una gioia più violenta di un pugno in pieno volto, più inaspettata della schedina vincente del Superenalotto milionario. Tutti esultano, molti si abbracciano, qualcuno piange. L'euforia è inarrestabile.

È la vittoria della tenacia, della giustizia, della fede in un Dio ("Dio es del Lazio titola la stampa estera) che ogni tanto si ricorda di esistere per mandar giù la pioggia purificatrice come nel finale dei Promessi sposi di Manzoni, per sanificare un campionato al centro dei peggiori sospetti e renderlo puro. Una volta al secolo, alla Lazio succede anche questo.

"Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000 la Lazio è Campione d'Italia", parole entrate nella storia della Prima squadra della Capitale che sancivano la fine di un campionato incredibile conclusosi con la rocambolesca e meritata vittoria dei ragazzi Sven Goran Eriksson, "il perdente di successo" secondo certa stampa romana.

Una giornata di autentica passione per i tifosi biancocelesti, un trionfo figlio di una squadra stellare che con forza e determinazione riuscì a raggiungere un traguardo che resterà per sempre negli annali del Calcio italiano e che oggi venti anni dopo procura una tremenda nostalgia e una rinnovata emozione al solo pensiero. Sì, quel 14 maggio del 2000 è stato meraviglioso e resterà per sempre nella memoria collettiva della gente laziale.


lunedì 13 maggio 2024

Lo Scudetto dei tifosi

 di FRANCESCO TRONCARELLI 

Il Tassinaro scardinò una porta dei bagni della curva, se la caricò sulle spalle e scese nel parterre, dove erano i posti in piedi per vedere la partita.

Sgomitando a fatica fra la folla si fece largo ed arrivò al fossato che divideva quel settore dello stadio dal terreno di gioco, lì appoggiò la porta come fosse un ponte levatoio permettendo ai tifosi l'invasione di campo.

Il primo a entrare sulla prato dell'Olimpico fu Lupo seguito da me, poi arrivarono Vincenzo e Palmierino, poi Zambonini, Tartaruga e via via tutti gli altri del Muretto tranne Gino che si sacrificò per non abbandonare lo striscione dei CML sugli spalti.

Erano le 17e45 del 12 maggio 1974 e il sogno dello Scudetto per la banda Maestrelli e tutta la gente laziale finalmente si avverava. 50 anni dopo, il 12 maggio del 2024 sono tornato sul prato verde dell'Olimpico dopo Lazio-Empoli.

Una sensazione incredibile che mi ha molto emozionato pensando a quel giorno indimenticabile e a tutto quello che avvenne sul campo e sugli spalti.

l'omaggio

Da tempo immaginavo questo momento, rimettere il piede su quella erba verde calpestata dai giocatori, i ragazzi del 74 che fecero l'impresa allora, e quelli di adesso che hanno cercato di onorarli vincendo con l'Empoli.

Un modo concreto per rivivere quella giornata ma anche un'azione che ho compiuto col pensiero rivolto a chi era con me allora ed oggi purtroppo non c'è più.

Lo dovevo a loro, a quegli amici con cui ho vissuto giornate memorabili, con cui ho condiviso gioie e dolori, risate e panini, con cui difesi la nostra squadra del cuore in ritiro prederby all'hotel Americana dagli attacchi dei romanisti. 

Lo dovevo a Gino con cui avevo fondato il CML, a Lupo sempre in prima fila al mio fianco, al Tassinaro, fedelissimo temuto e rispettato in tutti gli stadi d'Italia e amico vero. Tre protagonisti della meglio gioventù biancoceleste che si ritrovava sul Muretto della Sud degli anni 70 dove si dava il la al tifo per la Lazio.

Ho così deposto sul prato tre sciarpe con i loro nomi, un omaggio alla loro memoria e a quello che hanno rappresentato per il tifo, come a dire 50 anni dopo anche voi festeggiate con noi. Noi tifosi.

Il Tassinaro con Adriano e Tonino Di Vizio a una cena di tifosi

Si perché nelle celebrazioni del Cinquantennale dello Scudeto del 74 il tifoso è stato il grande assente. Nessuno ha speso una parola per chi in quegli anni dette anima e corpo per Chinaglia e compagnia bella.

Per chi ha fatto sacrifici anteponendo gli interessi della Lazio ai propri, spesso trascurando la famiglia e altrettanto spesso anticipando fondi poi non recuperati per organizzare treni speciali e le famose carovane biancazzurre di pullman.

Niente. Lazio maledetta di qua, pistole e tric e trac di là, libri di ogni tipo su, iniziative varie giù, ma non una riga su personaggi carismatici come Tonino di Vizio, sempre presente col suo sorriso sornione e la sua diplomazia proverbiale

Non una foto di Adriano Basaia, uomo d'azione senza macchia e senza paura, non un frammento video con Gino Camiglieri, navigato presidente dei Club e imbattibile organizzatore di eventi, contestazioni, tifo.

Tonino, Garlaschelli e Gino Camiglieri

E che dire di Rosaria Romani "la tifosa laziale del Secolo" come la proclamò Gianni Elsner dopo un seguitissimo referendum lanciato dalla sua mitica trasmissione Te lo faccio vedere chi sono io.

Certo i riflettori dovevano essere puntati sui protagonisti, su "Pulici, Petrelli, Martini" e così via come è giusto che sia e come è stato. Ci mancherebbe. Ma vogliamo nell'overdose di applausi e manifestazioni dire "grazie anche a Voi ragazzi che c'eravate sempre soprattutto quando le cose non andavano bene".

Era tanto difficile? Sembra di sì. Probabilmente perché chi ha scritto o ha realizzato speciali televisivi per le celebrazioni non conosce la Storia della Lazio nella sua completezza, una Storia nella quale i tifosi hanno recitato un ruolo da protagonisti, e soprattutto non ha voluto approfondire limitandosi all'a, b, c diventato nel tempo un copia e incolla per non spremere le meningi.

Chi c'era comunque sa, chi ha vissuto quel meraviglioso periodo non dimentica chi ha dato tanto alla Prima squadra della Capitale senza chiedere nulla in cambio. 12 maggio 2024, cari Gino, Lupo e Goffredo, sono passati 50 anni da quel giorno e ieri come oggi lo Scudetto è anche vostro....

domenica 5 maggio 2024

"Caro Maestro" racconta Maestrelli patrimonio del calcio

 di CLAUDIO GIORDANO

"Questa è una storia formidabile, quello che Tommaso Maestrelli ha fatto nel calcio è quasi unico e ha rispecchiato il suo percorso di vita.
Bello ricordarne la memoria e credo che sia un patrimonio di tutto il calcio italiano".

Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha ricordato l'allenatore della Lazio del primo scudetto alla presentazione di 'Caro Maestro', il libro scritto da Francesco Troncarelli, svoltasi al Circolo Canottieri Lazio.

 "Ci sono degli allenatori che hanno fatto la storia all'interno di certe squadre - ha aggiunto Malagò -, chi è appassionato di calcio deve riconoscere che ha saputo conciliare il ruolo di allenatore, psicologo e padre"

Giovanni Malagò e Francesco Troncarelli

"Quella squadra- ha proseguito il massimo esponente dello Sport italiano- è diventata una storia a sé. Maestrelli è stato allenatore di 11 personalità molto forti, lui l'ha vissuta da padre oltre che con le competenze tecniche. A nome dello sport italiano non posso che ringraziare Maestrelli".

Attraverso foto e documenti inediti, il libro racconta la figura del tecnico a partire dal rapporto con i giocatori fino agli omaggi riservati a Maestrelli, unico allenatore a ricevere tre Seminatori d'oro - uno per ciascuno dei campionati professionistici in cui ha svolto la sua attività - un francobollo, una via, un busto, un torneo internazionale, un'opera teatrale e un impianto sportivo. 

la presentazione

A ricordare insieme a lui aneddoti e momenti indimenticabili di quella stagione felice che vide Maestrelli sulla panchina biancoceleste, Giancarlo Oddi stopper roccioso di quel gruppo entrato nella leggenda, il presidente della Lazio generale Antonio Buccioni che ha evidenziato la vicenda omerica di quella squadra e il figlio del tecnico Massimo.

"Quanta lazialità in questa sala, che atmosfera meravigliosa" commentava Stefano Andreotti mentre applaudiva l'ingresso dei figli d'arte James Wilson, Matteo D'Amico e Gabriele Pulici intervenuti all'evento.

Il loro ingresso in sala è stato salutato da un caloroso e interminabile applauso a testimonianza dell'affetto che li accompagna da sempre.

Taglieri, Ponzi e Riottino

"Un libro interessantissimo e ricco di fotografie" spiegava la stilista del riciclo Antonella Merlino a Sandro Ponzi medico del San Giovanni e Roberto Taglieri dentista dei Vip.

Pino Capua e Carlo Cotticelli dal canto loro commentava la Lazio attuale con quella del 74 mentre l'ingegnere Francesco Bellini e lo psicologo Franco De Angelis pazientemente aspettavano il loro turno per il firma copie. 

Laura Bianchi, Gioia Troncarelli ed Eleonora Lauteri infatti li avevano preceduti reclamando un selfie con Massimo Maestrelli. 

Foto ricordo con Massimo Maestrelli
Ancora supertifosi come Giancarlo Valenti, un passato di leader fra gli Eagles Supporters, Nicola Nicolini del gruppo storico dei CML e Andrea Longarini venuto col padre e il figlio, terza generazione di una famiglia lazialissima.

Momento particolarmente suggestivo, tra ricordi, sorrisi e molta emozione, l'incontro dopo tanti anni fra Antonio Rottino e Massimo Maestrelli, cugini fra loro e dalle comuni origini baresi.

Tra i tanti presenti anche gli autori della piece teatrale "Tommaso Maestrelli, l'ultima partita" Giorgio Serafini Prosperi e Pino Galeotti.

Pino Galeotti e Giorgio Serafini Prosperi

Ancora supertifosi come Giancarlo Valenti, un passato di leader fra gli Eagles Supporters, Nicola Nicolini del gruppo storico dei CML e Andrea Longarini venuto col padre e il figlio, terza generazione di una famiglia lazialissima.

Alberto Di Giorgio col suo inseparabile cappellone da cowboy  e il notaio Giampiero Sales chiacchieravano piacevolmente con Giancarlo Oddi sempre disponibile e con le sue proverbiali battute a dominare la scena.

Su tutti i presenti, spiccava la figura di Pierluigi Pagni, storico socio del circolo con le sue 84 primavere sulle spalle e soprattutto indimenticato capitano della Lazio degli anni 60, veterano di tante battaglie con l'Aquila sul petto.

Pierluigi Pagni



 

giovedì 18 aprile 2024

"Caro Maestro" il libro su Maestrelli

 di CLAUDIO GIORDANO

Che a Roma ci fosse una via dedicata a Tommaso Maestrelli non lo sapeva nessuno, solo i residenti e gli abitanti delle strade vicine. Nessuna inaugurazione, nessuna foto ricordo, nessun articolo, niente di niente. 

Adesso si sa e il "diffusore" della notizia ha addirittura mobilitato il Mondo Lazio per riparare alla disattenzione del Comune con una cerimonia ad hoc che ufficializzi la intitolazione, come è giusto che sia e come si è sempre fatto.

E che Lionel Messi, il giocatore più conosciuto nel mondo con i suoi 8 Palloni d'oro debba la sua notorietà a Maestrelli lo sapevate? E che l'autore della canzone più famosa per il Maestro fosse un grande tifoso romanista lo sapevate? 

Queste sono solo alcune delle chicche rese note da Francesco Troncarelli in "Caro Maestro - Tommaso Maestrelli per sempre" il libro uscito in questi giorni che si occupa a tutto campo, dell'allenatore più amato dalla gente laziale.

Il volume infatti oltre alla storia del Mister toscano approdato sulla panchina della Lazio nel 1971 (a proposito anche qui c'è un'altra scoperta), passa in rassegna tutti gli omaggi che gli sono stati riservati sino ad oggi.

il Caro Maestro di una Lazio meravigliosa

Perché Maestrelli oltre ad essere l'unico tecnico ad aver vinto un Seminatore d'oro per ogni campionato professionistico (Serie A, B e C) è l'unico che è stato omaggiato con un Busto, un Impianto sportivo, un settore dell'Olimpico, tre dischi, un'opera teatrale, un francobollo, una panchina e tanto altro ancora. 

Nessuno lo aveva evidenziato sino ad ora e soprattutto documentato con dovizia di particolari, curiosità incredibili, ricerche approfondite e decine e decine di foto mai viste.

Troncarelli, giornalista di lungo corso e ricercatore instancabile, dopo aver raccontato la storia del tifo laziale negli anni 70 con il libro "Come eravamo", ora ci svela un Tommaso Maestrelli inedito, con documenti e foto private e passando in rassegna tutto ciò che è stato realizzato per lui.

180 pagine che si leggono tutte d'un fiato e che ci regalano il ritratto di una bella persona, di un uomo saggio e benvoluto da tutti e di un padre di famiglia per i ragazzi che allenava, Tommaso Maestrelli appunto.

Giancarlo Oddi che di quel Mister fu uno dei figliocci insieme a Chinaglia ha firmato una prefazione molto interessante che è più di una testimonianza sul valore umano e sportivo del "Caro Maestro", mentre il presidente della Lazio generale Antonio Buccioni, massimo depositario della storia biancoceleste ha tirato le somme di questo libro con una vibrante postfazione.

Gala per Peppino di Capri al Trianon

di ROBERTO TAGLIERI Sarà una serata indimenticabile. Un omaggio caloroso e sentito a uno degli artisti napoletani più famosi e apprezzati in...