giovedì 6 ottobre 2022

Su c'è er Maestro...

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Non solo un allenatore, ma anche un padre di famiglia, questo era Tommaso Maestrelli, un uomo di sport che insegnava calcio e considerava i suoi ragazzi come dei figli da proteggere, coccolare e all'occorrenza redarguire, ma sempre per il loro bene e per quello della comunità a cui appartenevano che era la squadra.

Un grande uomo di sport e una bella persona, semplice, alla mano, con quello sguardo che ispirava serenità e fiducia e che diceva tutto, un gran signore che aveva fatto tesoro di tutte le esperienza della sua vita a cominciare dalla guerra per proseguire con il calcio praticato ai massimi livelli, per capire il prossimo da psicologo dilettante ma dalla saggezza infinità.

Era nato a Pisa il 7 ottobre del 1922, cento anni fa, città che poi abbandonò a seguito dei trasferimenti del padre, dipendente delle Ferrovie, fino a quando, tredicenne, si stabilizzò con la famiglia a Bari. Qui entrò nei pulcini della squadra pugliese per poi debuttare a soli 16 anni in serie A.

Qui fece l'incontro più importante della sua vita.Conobbe infatti Angelina “Lina”, figlia di un vigile urbano, che il 2 agosto 1947 diventerà sua moglie dandogli quattro figli, Patrizia, Tiziana e i gemelli “portafortuna” Massimo e Maurizio.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il giovane Tommaso venne chiamato alle armi rimanendo tra l'altro ferito a una gamba lievemente in un combattimento che gli valse la Croce di Guerra al merito, proseguendo dopo l'Armistizio a combattere con i partigiani al confine nei Balcani.

Tommaso e LinaTerminara
Terminato il conflitto continuò a giocare con la Lucchese e la Roma sino ad approdare in Azzurro nella Nazionale di Pozzo alle Olimpiadi di Londra.

Appesi gli scarpini al chiodo, Tommaso iniziò i primi passi da allenatore nella Lucchese per poi trasmettere i suoi insegnamenti ai giocatori della Reggina di Granillo contribuuendo alla storica promozione della società calabrese in serie B e venendo premiato con il Seminatore d’oro (il primo).

Poi tre stagioni al Foggia, sfiorando nella prima la promozione in serie A e la vittoria della Coppa Italia  e centrandola nella seguente che gli valse il secondo “Seminatore d’oro”. 

In serie A, nel girone di andata della stagione 1970-71 il Foggia fu la squadra rivelazione, poi, inaspettatamente, nel ritorno la squadra perse brillantezza e retrocesse per differenza-reti. 

A quel punto la svolta della sua carriera da mister. Lenzini che era rimasto affascinato dal gioco del suo Foggia che gli aveva rifilato un sorprendente 5 a 2 lo volle come nuovo allenatore della Lazio al posto di Lorenzo. 

il primo giorno a Tor di Quinto  

E a Roma, con la Prima squadra della Capitale, Maestrelli compì il suo capolavoro portando la squadra biancoceleste dalla serie cadetta allo Scudetto in solo tre campionati. Un'operazione riuscita e un obiettivo centrato grazie al suo impegno e la sua preparazione e contro lo scetticismo della piazza e le contestazioni che lo avevano accolto.

Un nuovo corso entusiamante e vincente iniziato subito con la conferma di Giorgio Chinaglia al centro dell'attacco nonostante le richieste di acquisto pervenute a Lenzini (“Senza Chinaglia non posso garantire nulla” ripeteva), e via via con la costruzione di un "mosaico" rivelatosi formidabile grazie a calciatori del calibro di Mario Frustalupi, Sergio Petrelli, Felice Pulici, Luigi Martini, Luciano Re Cecconi, Franco Nanni, Pino Wilson, Giancarlo Oddi e il golden boy 

Tre stagioni da incorniciare e che ebbero il momento ovviamente migliore alla penultima giornata del campionato 1973-74, nella partita giocata all'Olimpico contro il Foggia, vecchia squadra di Tom. Un appuntamento cruciale con la storia a cui la Lazio arrivò partita dopo partita, giocando sempre ai massimi livelli. 

La Lazio infatti aveva iniziato subito bene battendo il Lanerossi, aveva vinto i due derby e battuto la Juve sua concorrente diretta per 3a1. Alla penultima giornata, il 12 maggio, Long John su rigore ottenuto da Garlaschelli batté il Foggia e sancì la conquista del primo scudetto laziale con una giornata di anticipo. 

12 maggio 1974

La foto che immortala Maestrelli quel giorno in piedi davanti alla panchina subito dopo il triplice fischio dell'arbitro Panzino di Catanzaro, dice tutto su di lui, sul suo stato d'animo, sull'emozione che stava vivendo, su quella gioia mista a stordimento che lo stava travolgendo e sull'impresa che aveva compiuto diventando in quel momento l'uomo più felice del mondo.  

La squadra ebbe la migliore difesa per il secondo anno consecutivo e il primato di gol per Chinaglia capocannoniere del torneo con 24 reti. A fine stagione fu assegnato a Maestrelli il suo terzo "Seminatore d'oro" (unico allenatore a riceverlo per ciascuno dei tre campionati professionistici), riconoscimento meritatissimo che sancì la sua definitiva affermazione fra i migliori tecnici del nostro campionato.

La Lazio Campione d'Italia nel 74 fu un sogno per il popolo biancoceleste e una vera impresa calcistica, visto lo strapotere economico e mediatico delle squadre del Nord e senza dubbio artefice di quella impresa fu proprio Tommaso Maestrelli che seppe guidare con i suoi insegnamenti tecnico tattici e plasmare con la sua proverbiale umanità e comprensione, quei calciatori divisi su tutto durante la settimana ma che poi si ritrovavano uniti come un sol uomo la domenica. 
 
Maestrelli con il suo calcio all'olandese che aveva ammaliato Gianni Agnelli che lo voleva alla Juve e i vertici della Federazione Gioco Calcio a cui disse no per non tradire i suoi ragazzi e i tifosi, avrebbe potuto aprire un ciclo, foriero di ulteriori successi e vittorie, ma le cose purtroppo come è noto non andarono così. 

Maestrelli un secondo padre per Chinaglia

Il tumore al fegato che lo colpì già la stagione successiva allo Scudetto, fu un duro contraccolpo per la squadra che accusò il colpo e arrivò quarta con Bob Lovati amico e primo consigliere del buon Tommaso in panchina. 

La stagione successiva 1975-1976, con Maestrelli ricoverato, il Presidente Umberto Lenzini cedette alcuni giocatori importanti come Nanni, Oddi e Frustalupi, e affidò la guida della squadra ad un allenatore emergente, Giulio Corsini, che dopo sette giornate si ritrovò a lottare per non retrocedere. 

Quindi le condizioni di Tommaso Maestrelli migliorarono grazie ad una cura sperimentale, e riprese il suo posto sulla panchina della Lazio. Nel finale di campionato il tecnico romano dovette anche fare a meno di Giorgio Chinaglia, partito improvvisamente per gli Stati Uniti. 

Maestrelli allora affidò la maglia n. 9 a un ragazzo proveniente dal settore giovanile, il trasteverino Bruno Giordano che lo ripaga con impegno e reti. La Lazio si salvò all'ultima giornata, pareggiando 2-2 a Como. Sotto di due reti, quando tutto ormai sembrava irrimediabilmente perso, rimontò con Giordano e Badiani. Questa volta la differenza reti fu favorevole alla Lazio e a retrocedere fu l'Ascoli,

la banda Maestrelli

Dopo questa salvezza accolta come un altro tricolore, il Maestro come era chiamato da tutti, si concesse una breve vacanza in Abruzzo dall’amico Mario Tontodonati ex compagno di squadra nel Bari e nella Roma, un momento di gioia e serenità prima della tragica fine.

In autunno infatti, debilitato dal ritorno in panchina, il male tornò inesorabile. Maestrelli raccomandò a Lenzini Vinicio come tecnico, salutò i ragazzi e iniziò il calvario finale. Il suo ultimo giorno da laziale lo visse il 28 novembre 1976, in clinica, ascoltando alla radio il derby. 

Giordano che aveva lanciato gli regalò l'ultima gioia segnando il gol della vittoria, Felice Pulici che aveva difeso quel gol parando l'imparabile, gli dedicò, trattenendo a stento la commozione, la vittoria dai microfoni di "Tutto il calcio". Maestrelli ascoltò le parole del suo numero uno poi entrò in coma e fu trasportato di corsa in clinica. 

Al suo capezzale nei giorni seguenti sfilò tutta la squadra e per ultimo e sino all'ultimo, accanto a lui e insieme ai familiari, anche Giorgio Chinaglia arrivato apposta dall'America. Il 2 dicembre Tommaso Maestrelli finiva di soffire e moriva a soli 54 anni lasciando un vuoto enorme in chi l'aveva conosciuto e apprezzato e in chi lo aveva amato come un padre. 

Da allora il suo ricordo è sempre vivo e il Centenario della nascita che si sta celebrando con varie iniziative e il consenso generale ne è la conferma. E non poteva essere altrimenti perchè Tommaso Maestrelli è stato un grande uomo di sport che ha segnato con le sue gesta e l'intera vita il nostro Novecento. Caro Maestro che ci guardi da lassù, auguri ovunque tu sia, sicuramente nel paradiso degli Eroi biancocelesti.

Pino, Tommaso e Giorgio di nuovo insieme


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