venerdì 10 maggio 2019

Chinaglia e il film dimenticato

 di FRANCESCO TRONCARELLI



Protagonista dello Scudetto del 1974, bomber dei Due mondi con i suoi 131 gol in Italia e 231 nella Nasfl, "Calciatore laziale del secolo" secondo il sondaggio del Corriere dello Sort lanciato nell'anno del Centenario, Giorgio Chinaglia è senza dubbio il giocatore simbolo della Lazialità in campo, un mito assoluto per i tifosi la cui popolarità e le cui gesta, sono state tramandate da padre in figlio.

Di lui oltre alle battaglie condotte sui terreni di gioco del Bel paese pallonaro, i derby stravinti e le sfide all'ultimo gol nelle partitelle settimanali a Tor di Quinto come delle vicende personali ed extracalcistiche, si sa tutto, grazie alla memoria storica di chi l'ha conosciuto, agli articoli rievocativi e alle biografie scritte da Mario Pennacchia e Franco Recanatesi.

Ma della vita di Long John c'è un aspetto poco approfondito, quello della sua frequentazione con la Settima musa. Chinaglia cantante che arriva ad Hit parade con il brano "Football crazy" scritto dai fratelli De Angelis (pezzo peraltro composto per il film "L'arbitro" con Lando Buzzanca) lo sanno tutti, ma del Chinaglia attore a cui piacevano i film di Alberto Sordi (con lui nella foto di Marcello Geppetti) e quelli d'azione? Si sa poco e soprattutto non se ne parla.

Probabilmente perchè le pellicole a cui ha partecipato lo vedono protagonista in veste attiva di calciatore, ossia sono dei film particolari, tematici, che raccontano calcio e grandi giocatori. Ci riferiamo infatti a "Il profeta del gol (Joahn Cruyiff Story)" realizzato da Sandro Ciotti e a "Once in a Lifetime: The Extraordinary Story of the New York Cosmos" del 2006 di Paul Crowder, in cui compare con Pelè e Bekenbauer.

Chinaglia e Sandro <Ciotti nel film su Cruijff

Poi c'è "Squadra antimafia" di Bruno Corbucci del 1978, pellicola d'azione e ricca di battute come tutte quelle interpretate da Tomas Milian, qui con Enzo Cannavale, dove in una scena ambientata a New York, si vede mentre gioca con i Cosmos. Tutto qua. Poi, poi ce n'è un'altra. Dimenticata. Sconosciuta ai più. Ignorata persino dai libri e siti che si occupano di Lazio e dei suoi protagonisti.

Film girato, visto, recensito e applaudito a suo tempo, ma su cui è sceso l'oblio per incomprensibili motivi, un film in cui Giorgione interpreta sì se stesso, ma questa volta recita, cioè non gioca a calcio come nelle altre occasioni. Una vera e propria parte insomma. Una cosa insolita per un calciatore, tanto più che il film in questione è addirittura un giallo.

Chinaglia è stato attore insomma, ma nessuno lo sa o in ogni caso fra quanti all'epoca dell'uscita nelle sale del film c'erano, lo ricorda e l'ha raccontato. Incredibile ma vero. Figurarsi quindi se qualcuno lo possa aver citato negli articoli o biografie su Long John quanto meno come curiosità, una ghiotta curiosità quale in effetti è. Il recupero di questa chicca cinematografica che ho fatto perciò è importante e si aggiunge così senza ombra di dubbio ai tanti episodi e aneddoti di una vicenda umana e professionale unica quale è stata quella dell'"Invincibile guerriero".

Veniamo alla "scoperta" dunque. Il film in questione s'intitola "La farfalla con le ali insanguinate" ed è firmato da Duccio Tessari, regista versatile e di grande mestiere, padre insieme a Sergio Leone degli Spaghetti-Western (è lui che ha lanciato Giuliano Gemma come Ringo) e autore di tante pellicole di successo. Il film fa parte di un determinato filone che andò per la maggiore agli inizi degli anni Settanta, prima dell'avvento del genere poliziottesco con i vari Maurizio Merli, Luc Merenda e Tomas Milian.
 

Siamo nel pieno boom del giallo “argentiano” e quindi, sulla scia dell'enorme exploit al botteghino, una moltitudine di pellicole di stampo giallo/thriller iniziano a invadere letteralmente le sale italiane. L’elemento zoologico nel titolo della pellicola di Tessari è chiaramente una forzatura legata al successo della trilogia iniziata da Dario Argento con L’uccello dalle piume di cristallo” (e proseguita con “Il gatto a nove code” e “4 mosche di velluto grigio”) ma in questo caso i punti di contatto con il capostipite sono pochi.

Anzi, forse ce n’è uno solo e consiste nella telefonata del killer che parla con una voce artefatta annunciando nuovi delitti. Per il resto gli omicidi avvengono sempre fuori campo (mentre per Argento ogni assassinio era un momento da filmare con estrema cura e attenzione) e la sceneggiatura (firmata da Tessari e da Gianfranco Clerici) non presenta buchi narrativi o salti logici particolari ma un incalzante susseguirsi di colpi di scena.

“Una farfalla con le ali insanguinate” infatti è considerato uno dei gialli più originali dell’intero filone di quel periodo (e sono tanti), con un omicidio iniziale e una lunga parte centrale dedicata al processo al presunto colpevole (sembra quasi un legal thriller americano alla Patricia Cornwell con gli interrogatori, le arringhe degli avvocati e le deposizioni dei testimoni) per poi tornare a confondere le acque con nuovi delitti che sparigliano le carte e atmosfere cupe e intriganti che catturano l'interesse.

Il tweet sul film

Il cast è di livello e va dalla bellissima Carole Andrè (la famosa Perla di Labuan nel Sandokan televisivo) all' affascinante Evelyn Stewart (al secolo Ida Galli), passando per Dana Ghia e l'ex "Povera ma bella" Lorella De Luca mentre per il comparto maschile ricordiamo il pupillo di Luchino Visconti Helmut Berger, il bravo Silvano Tranquilli (il Commissario Berardi), il grande attore teatrale Giancarlo Sbragia (il giornalista sportivo Alessandro Marchi) e il togato Gunther Stoll.

E Giorgione? Appare in una intervista condotta da Sbragia in uno studio televisivo. Il  buon “Long John” (doppiato da Giampiero Albertini futura voce italiana di Peter Falk nel Tenente Colombo ) si lascia andare ad uno sfogo sui bassi ingaggi dei calciatori e sulla necessità di rivendicazioni sindacali che portino i protagonisti del calcio a guadagnare di più. Ovviamente discorsi riferentisi a quegli anni e che al giorno d'oggi non sarebbero necessari viste le cifre stratosferiche che girano.

Quello di Giorgio è un cameo che arricchisce la pellicola e che "serve" alla narrazione per far vedere il lavoro del protagonsita della storia, Sbragia, prima dell'arresto con l'accusa di omicidio. Una partecipazione straordinaria insomma che non aggiunge nulla alla dinamica del giallo in sè e proprio per questo, per la sua presenza insolita, doveva essere ricordata come vera e propria curiosità nella carriera del più amato calciatore laziale di tutti i tempi.

Ma così non è stato, fino a che con un tweet che ovviamente ha riscosso un interesse notevole, ho rilanciato questa notizia, che poi ho segnalato ad Enrico Ruggeri che stava preparando una puntata del suo programma "Il falco e il gabbiano" (Radio 24) su Giorgio Chinaglia.

Naturalmente il Chinaglia attore in "Una farfalla con le ali insanguinate" dimenticato da tutti, è comparso subito dopo nel sito più importante del mondo e fonte di ricerche per tutti, Wikipedia, che ha ripreso la notizia che avevo dato facendola sua, arricchendo così la biografia di Giorgione con un apposito paragrafo, peraltro incompleto.

Ci sono però due cose che Wikipedia nella semplice indicazione della partecipazione di Chinaglia al film non ha notato, nella sua fredda e asettica riproposizione della notizia che avevo diffuso via Twitter. Un paio di considerazioni che fanno riflettere e che solo chi è al dentro della notizia può fare e non certo chi furbescamente esercita l'opzione "copia e incolla" senza neanche capire quello che fa.

l'intervista di Tortora a Chinaglia

La prima è relativa a Giorgio. Quando il film è stato ideato e poi girato, 1970/1971, lui era ancora agli inizi della carriera, in quella stagione addirittura giocava in B con la Lazio e la sua popolarità era prettamente romana così come il suo riscontro mediatico. Purtuttavia nel film viene accostato a campioni già affermati come Riva, Rivera, Boninsegna, calciatori cioè già famosi a livello nazionale a conferma di come venisse considerato nonostante la giovane età dagli sceneggiatori che puntavano su di lui per dare lustro al cast. Un'intuizione la loro, rivelatasi azzeccata nel tempo.

La seconda riguarda più direttamente la pellicola. Sbragia interpreta un giornalista sportivo, che viene ingiustamente arrestato e condannnato, anticipando clamorosamente nella finzione scenica quello che tanti anni dopo avverrà all'indimenticato Enzo Tortora, accusato e e condannato pur essendo innocente, in uno dei casi più famosi di malagiustizia italiana. E la cosa incredibile che dà un ulteriore tocco di inquietante casualità alla vicenda, è che Tortora proprio negli anni della realizzazione del film, aveva condotto la Domenica Sportiva e scriveva di calcio sull'Intrepido intervistando tra i tanti anche Chinaglia. 

Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000...

di FRANCESCO TRONCARELLI Lo scudetto della squadra più forte che si batteva contro i poteri forti, lo scudetto della felicità o...