mercoledì 24 novembre 2021

30 anni senza Freddie Mercury, icona del rock

 di FRANCESCO TRONCARELLI

Il 24 novembre del 1991 nella sua casa a Logan Place nel Kensigton, moriva Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente se ne andava per una broncopolmonite, la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di salute.

 “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. E' arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia".

"Freddie is dead". Così titolava il tabloid "The Sun" per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase secca, accompagnata dall'immagine, più che viva del leggendario cantante dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla "Union jack". Tre parole tra cui solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per capire immediatamente di chi si stesse parlando. Di un mito. 

la prima band di Freddie Mercury, gli Hectics
Freddie Mercury infatti è stata la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale, un talento di cui oggi, in tempi così grami di artisti e di pop campionato, si sente terribilmente la mancanza.

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica.

Anticonformista e spirito libero, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor forma i Queen, a cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Deacon.

i Queen

Da quel momento nasce la leggenda di uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale internazionale e soprattutto la leggenda del loro frontman, l’istrionico e insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in 26 nazioni diverse.

Concerti che erano vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti: quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà David Bowie in seguito.  

La sua infatti era una voce potente ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua estensione vocale sfiorava le quattro ottave.

Ma soprattutto che la sua voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i Tenores della Barbagia.

la prima pagina del Sun del 25 novembre 1991

Appariscente e coinvolgente sul palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati Cliff  Richard, poi Hendrix e i Cream. 

Per i Queen è stato autore di brani che hanno fatto il giro del mondo come "Bohemian Rhapsody", "Crazy Little Thing Called Love", "Don't Stop Me Now", "It's a Hard Life", "Killer Queen", "Love of My Life", "Play the Game", "Somebody to Love" e "We Are the Champions".   

Sono passati trent'anni dalla sua scomparsa, una vita, ma l'affetto nei suoi confronti è rimasto immutato ed il rimpianto per una perdita così grave per la scena musicale mondiale è condiviso da tutti. L'enorme successo del film ispirato alla sua vicenda umana e artistica che ha fruttato il premio Oscar a Rami Malek ne è la dimostrazione. 

I dischi dei Queen continuano ad essere trasmessi nelle radio ed acquistati nei negozi collezionando record su record, la sua voce incredibile ed unica emoziona sempre. "Freddie is dead", ma la sua musica è immortale.

 


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